Politica e sport sono intrecciati sin dai tempi antichi, grazie alla capacità dello sport di entrare nell’immaginario delle persone: basti pensare all’importanza dei giochi gladiatori per i romani, convocati più o meno regolarmente dagli imperatori per aggraziarsi il favore del popolo. Stessa cosa per il regime nazista e il regime fascista. Mussolini fece dell’insegnamento dell’educazione fisica nelle scuole il punto centrale della sua politica giovanile (assieme alla nascita dell’Organizzazione Nazionale Balilla), oltre a portare i Mondiali di calcio del 1934 in Italia (che li vinse). Le Olimpiadi di Berlino del 1936 furono l’occasione per Hitler di mostrare al mondo il livello raggiunto dalla Germania. Non faceva eccezione, rispetto agli altri due regimi del Novecento, l’Unione Sovietica. Lo sport in URSS veniva usato per promuovere la costruzione della nazione, l’integrazione, la difesa, la salute e l’igiene, le politiche sociali e il raggiungimento del riconoscimento e del prestigio internazionale1. Dato che il gioco ha un ruolo fondamentale nell’educazione e nelle abitudini (soprattutto dei bambini), lo sport può avere un’ottima efficacia nel trasmettere i valori di un regime2. L’Unione Sovietica lo usava per dimostrare la superiorità della società sovietica rispetto a quella occidentale. Rispetto al modello “atlantico”, lo sport sovietico differiva per la sua natura centralizzata: era il regime ad organizzare lo sport e non i club3. Questo lo si poteva vedere anche nel calcio, con tutte le squadre di club che erano affiliate a un ente territoriale o a un’azienda (ad esempio il CSKA Mosca era affiliato all’Armata Rossa). Fenomeno identitario, sociale ed economico, il calcio, con la sua capacità di arrivare a tantissime persone non poteva che essere al centro della vita pubblica sovietica ed essere influenzato dalla politica interna ed internazionale (emblematici in questo senso la spedizione olimpica di Helsinki 1952 e le vicende dell’Europeo del 1960 o delle qualificazioni al Mondiale 1974). Con la dissoluzione dell’URSS nel 1991, la sua “eredità” venne raccolta dalla Russia. Dal 2000 la scena politica è dominata da Vladimir Putin, che ha usato lo sport, e il calcio in particolare, per permuovere l’identità nazionale e il patriottismo, per rafforzare l’immagine internazionale della Russia e per ingraziarsi il sostegno delle masse e degli oligarchi, grazie anche all’organizzazione di grandi eventi sportivi (le Olimpiadi invernali di Sočhi nel 2014 e i Mondiali di calcio nel 2018 su tutti). In tutto questo si sono insediati gli hooligans russi, famosi per il carattere violento e razzista delle loro azioni, utilizzati dai partiti di estrema destra come serbatoio di voti e forza da mobilitare in determinate occasioni.